martedì 15 novembre 2011

La Storia di Genji, il prìncipe splendente (21)

I ministri in una sala del palazzo imperiale


Le dame di corte che lavorano




Genji, dopo essere tornato a Kyoto, fece una notévole promozióne. E nel nuovo palazzo che costruì in una parte del terreno edificàbile accanto alla sua abitazióne, lui fece abitare due donne. Una si chiamava Hanachirusato (sorellina di una Nyogo del padre di Genji), l'altra Suetsumuhana (quella donna che aveva il naso rosso). Tutte le due non erano quelle che Genji se n'era innamorato molto, però voleva trattarle bene lo stesso. Perché loro due non avevano nessuno uomo che si potevano appoggiare tranne Genji.
Poi lui incontrava di nuovo con Utsusemi che era tornata a Kyoto con suo marito. Però sùbito dopo lei perse suo marito e diventava mònaca per evitare il figliastro (fìglio del suo defunto marito) che l'aveva corteggiata assiduaménte.
Genji, volendo prendere in casa la bambina di Akashi, le chiedì di venire a Kyoto ripetutaménte. Ma, Akashi esitava ad accettarlo, perché nel palazzo di Genji c'erano prima di tutto Murasaki, e poi tante donne di classe alta. Invece lei Akashi non era altro che una fìglia dell'ex governatore della zona rurale. Pensando la differènza fra loro e se stessa così grave, Akashi si sentiva inferióre.
Allora, Nyudo comprendendo il cuore di sua fìglia, restaurò una villa vècchia in Arashiyama (una zona che si trova all'ovest di Kyoto) per far abitare la fìglia, nipotina e sua móglie. Dato che questa villa non era troppo vicino al centro di Kyoto, magari Akashi poteva passare la vita più tranquilla non essendo oppressa dalla esistènza di altre donne. E poi anche per Genji, era molto più còmodo per frequentare rispetto alla casa di Akashi.
Ma Genji, dopo di aver visitato qualche volta questa villa, la trovò pure lontanina e scòmoda. E poi, ogni volta che tornava a casa, lui doveva snervare per consolare Murasaki.
Oltre a ciò, lui voleva nutrire sua fìglia pròprio in casa sua per farla diventare una donna cólta e nòbile. Alla fine, lui chiese a Murasaki se lei ci avesse vòglia di créscerla come la madre adottiva. Nel cuore di Murasaki, naturalménte c'era un certo conflitto. Ma, fino a questo moménto, lei non ci aveva nessun fìglio nemmeno un segno di ciò. Quindì lei, di caràttere gentile e femminile, in conclusióne cominciò a pensare di créscere la bambina con la mano sua.