domenica 29 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (65)


Due foto dell'insieme per il trucco nel vecchio tempo

Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (29)

La ragazza nello specchio (2)

Per questo motivo, veniva tanta gente al giardino di Matsumura per prendere l’acqua da dappertutto in Kyoto, durante l’estate caldissima. Matsumura, non facendo mai un viso accigliato, li ha fatto prendere tanta acqua quanto volevano. Ma l’acqua, per quanto tutti prendevano quanto volevano, non era mai esaurita.

Un giorno pero, era scoperto il cadavere di un uomo giovane nel pozzo, che ci veniva prendere l’acqua ogni giorno. Tutti hanno cercato la ragione che lui si è buttato nel pozzo, ma nessuno ne aveva la minima idea.

In questo momento, Matsumura, ricordandosi della storia strana su questo pozzo, ha avuto un dubbio per primo, se ci fosse nascosto un rancore segreto o no.

Comunque sia, lui ha dovuto costruire subito un recinto attorno al pozzo.

Lui quindi, prima di tutto, è andato a vederne la situazione. E quando lui ha guardato dentro il pozzo, si è sorpreso vedendo che qualcosa si è mossa sotto l’acqua. Questo movimento è successo improvvisamente e fermato subito.

Appena che l’ha visto, lui ha notato una figura della donna giovane che appariva chiaramente sulla superficie dell’acqua. Lei sembrava che si stesse truccando, perché lui ha potuto vedere l’aspetto della donna che si metteva il rossetto come le sue tasche.

All’inizio, si vedeva solo il suo profilo, ma in un certo momento, lei rivolgeva la faccia verso lui e sorrideva. Appena l’ha vista, Matsumura si sentiva un sentimento vago ma misterioso nel petto, ed è assalito dalle vertigini come se si fosse ubriacato. Nello stesso tempo, si è fatto buio intorno improvvisamente. In questo buio, si vedeva solo la faccia bianca e bella della donna, chiara come la luce della luna.

Vedendola, sembrava che la sua bellezza aumentasse sempre più. E a Matsumura, pareva che quella faccia lo tirasse al fondo di buio con forza.

Lui, con tutte le forze ormai, ha ripreso se stesso stentatamente ed era assorto in chiudere gli occhi strettamente.   

Fra alcuni minuti, quando lui ha aperto gli occhi di nuovo, quella faccia strana, non si sa quando è avvenuto, era scomparsa e attorno di lui era ben sereno come prima.

Matsumura, essendo rinvenuto, ha sobbalzato molto, perché si è sporto dal pozzo anche lui inaspettatamente e stava quasi per caderci.  

Se caso mai, quelle vertigini duravano un po’ di più, oppure se durava un po’ di più la seduzione di quella faccia, Matsumura, molto probabilmente, non poteva più guardare il sole brillante di questo mondo.

Matsumura, tornato subito a sua casa, ha detto severamente a tutti di non avvicinarsi mai al pozzo nemmeno prendere l’acqua di là.

E il prossimo giorno, lui ha delimitato con il recinto il pozzo rigorosamente.  

mercoledì 25 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (64)

L'illustrazione dello Shogun Ashikaga Yoshimasa

Il pozzo vecchio


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (28)

La ragazza nello specchio (1)


Era il periodo in cui lo Shogun Ashikaga Yoshimasa (consultate per favore “La storia di Samurai (33) e (34)”) governava il Giappone. Il tempio scintoista Ookouchi Daimyoujin, situato nel paese Ise (si trova nella presente provincia Mie) era distrutto quasi completamente.

Tuttavia, il governatore di questo paese, chiamato Kitabatake, non aveva sufficientemente i soldi da riparare a causa del prolungarsi della guerra civile e delle altre cause.

Allora il sacerdote di questo tempio, chiamato Matsumura Hyougo, è andato al signor Hosokawa, il grande Daimyo e assistente numero uno dello Shogun, per chiedere l’aiuto.

Il signor Hosokawa l’ha trattato con ospitalità e promesso di mettere al corrente lo Shogun di questo problema.

Per riparare il tempio scintoista o buddista pero, in ogni caso, ci voleva tanto tempo per avere il permesso ufficiale e la sovvenzione governativa, perché l’autorità ne ha dovuto fare un’inchiesta molto dettagliata.

Hosokawa quindi, ha consigliato a Matsumura di fermarsi a Kyoto fino ad avere il permesso dallo Shogun. Matsumura, pensandolo logico, è tornato una volta al suo paese e ci è venuto di nuovo con la sua famiglia. E loro hanno trovato una casa in affitto nella zona di Kyogoku (una parte nella città di Kyoto).

Questa casa era tanto grande che aveva le stanze numerose e magnifica, ma è stata rimasta vuota per lungo tempo.

Secondo la voce della gente, era proprio una casa in cui succedeva la cosa malaugurata, perché alcuni fra la successione degli abitanti, senza motivo, erano morti buttandosi nel pozzo vecchio situato alla direzione est-nord nel giardino.

Ma Matsumura era il sacerdote che serviva alla divinità, perciò non aveva nessuna paura degli spiriti maligni, l’anima cattiva ed altre cose di questo genere.

La famiglia di Matsumura quindi, dopo aver spostato a questa casa, passava i giorni piacevoli.
All’estate di quest’anno, il popolo ha subito i gravi danni della siccità. Non solo a Kyoto ma anche ad altre quattro zone centrali del Giappone, cioè il paese Yamato, Kawachi, Izumi e Settsu (si trovano nella presente provincia Osaka, Nara, Hyogo) non pioveva nemmeno una goccia per alcun mesi e tutti i fiumi e pozzi si sono seccati perfettamente.

Ciò nonostante, solo il pozzo della casa di Matsumura è stato strapieno d’acqua sempre. Quest’acqua pura e bluastra sembrava che sgorgasse dalla fontana, non si sa dov’è, in qualche parte sotterranea.

domenica 22 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (63)


I due esempi della scrittura in giapponese nel tempo vecchio


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (27)

Il segreto seppellito (3)

“Beh, come vuoi farmi?”

Il monaco pensava.

All’improvviso, lui ha avuto una idea che poteva essere nascosta qualche cosa sotto la carta attaccata all’interno del cassetto. Lui quindi, ha cominciato a staccare la carta del primo cassetto, ma non si è trovato niente. E ha ripetuto la stessa cosa al secondo e terzo, pero pure non c’era niente.

Tuttavia, lui ha trovato una lettera nel cassetto più sotto.

“Oh, sarà questa che ti ha dato la preoccupazione?”

Quando il monaco ha domandato cosi, la ombra di Osono, guardandolo quietamente, ha fatto cadere lo sguardo su quella lettera vagamente.

“Vuoi farmi bruciarla?”

Il monaco le ha chiesto.

Allora, Osono, avanti a lui, ha abbassato la testa silenziosamente.

“Ho capito. Non ti preoccupare. Ora io torno al tempio e la brucerò subito.”

Il monaco ha promesso dicendo cosi. Allora, la illusione di Osono, sorridendo, è scomparsa.

Quando il monaco è sceso dal primo piano, già albeggiava. E lui ha detto a tutte le presone della famiglia di Nagaraya, che aspettavano con una certa ansia:

“Non vi preoccupate, Osono non apparirà mai più.”

Come aveva detto il monaco, dopo di che, la figura di Osono non si faceva vedere più.

La lettera era bruciata completamente, che era quella di amore mandata da un uomo quando Osono è stata a Kyoto per imparare la buona maniera.

Ma, chi conosceva il contenuto di ciò era solo il monaco. E quando lui è morto, anche il segreto della lettera era messo a tacere per sempre.


 ~ Il segreto seppellito, fine ~

mercoledì 18 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (62)


Due foto dell'armadio giapponese


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (26)

Il segreto seppellito (2)


Un giorno, la suocera è andata al tempio buddista che la famiglia Nagaraya aveva la relazione profonda portandovi regolarmente l’offerta e ha raccontato il problema attuale al monaco. Questo tempio apparteneva alla setta dello Zen e il monaco, chiamato Daigen Oshou (Daigen è il suo nome buddista e Oshou è il titolo ufficiale del monaco buddista), che era la persoa di grandi virtù.

Lui ha detto:

“Certamente ci sarà qualcosa che si attacca la tua nuora o nell’armadio o attorno di ciò.”

La suocera ha risposto:

“Noi abbiamo già cercato dentro esaurientemente ma, non abbiamo trovato niente.”

Il monaco ha detto:

“Allora, stasera ci vengo io. Dopo aver fatto la sorveglianza, escogitiamo qualche mezzo per risolvere. Comunque, quando ci sarò io, lasciatemi solo. Nessuno entri finché io chiamo.”

Alla sera, quando il monaco è venuto a Nagaraya, la stanza del primo piano era già ben sistemata. Lui, sedutovi, recitava il sutra da solo ma, non succedeva niente fino alla mezzanotte.

Tuttavia, alla mezzanotte propria, la figura di Osono è apparsa avanti all’armadio vagamente. Lei, con l’aspetto preoccupante, fissava gli occhi all’armadio.

Il monaco stava recitando il sutra adatto in tale situazione interamente per alcuni tempi e frattempo, ha detto chiamando il nome postumo di Osono:

“Ci sono venuto per salvarti. Si vede che ci sarà qualcosa che sta a cuore a te. La potrò trovare io magari?”


L’ombra di Osono sembrava di rispondere muovendo la testa leggermente. Il monaco quindi, alzantosi, ha tirato il cassetto primo ma era vuoto. Poi lui ha fatto stessa cosa successivamente al secondo, terzo e quarto, e nonostante che aveva frugato in tutti i cassetti cautamente, non vi ha trovato niente, ma, Osono lo fissava come sempre. 

domenica 15 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (61)


L'acconciatura della donna nel vecchio tempo
e i suoi ornamenti per i capelli


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (25)

Il segreto seppellito (1)


C’era una volta, un mercante ricco chiamato Inamuraya Gensuke nel paese Tanba (situato nella confine fra la presente provincia Hyogo e Kyoto). Lui aveva una figlia chiamata Osono. Poiché lei era tanto bella e saggia, a Gensuke dispiaceva di educarla sotto l’istruttore rustico. Lui quindi, facendo accompagnare una persona seria a lei, l’ha mandata a Kyoto per far studiare la formazione raffinata cosi come le donne di Kyoto imparavano al solito.

Dopo essere finita la formazione di un certo livello, Osono si è sposata con un mercante chiamata Nagaraya, conoscente di Gensuke, e viveva felicemente più o meno per quattro anni. Era nato anche un bambino. Tuttavia, Osono era morta di una malattia dopo quattro anni del matrimonio.

E la notte del suo funerale, il figlio ha raccontato a suo padre che aveva visto sua madre che gli sorrideva nella stanza del secondo piano. Lei pero, non gli diceva niente, perciò lui è scappato via per il terrore.

 Il marito e la suocera di Osono, con alcuni servitori quindi, sono andati a vedere la situazione della stanza del secondo piano, che era usata da Osono quando era viva, e hanno trovato veramente la figura di Osono sotto la luce della candela dedicata all’altare buddista. Erano sorpresi molto vedendola proprio avanti al suo armadio. In questo, erano messi i vestiti, pettine ed ornamenti per i capelli di Osono. La figura di Osono, se ne vedeva dal collo alla schiena chiaramente, ma, la parte sotto di fianchi si è sfumata piano piano coma l’ombra vaga.

Questa era proprio uguale alle spoglie appena morta di Osono e per di più era trasparente tutta la figura, come se fosse l’ombra che si specchiava sull’acqua.

Tutti sono usciti dalla stanza terrorizzati, e dopo, la suocera ha detto:

“La donna, generalmente ama le mercerie sue. Osono anche teneva conto di ciò. Forse lei sarà tornata qui per rivederle. Ho sentito dire che, se non se le ripongano nel tempio buddista, il defunto ritornerebbe in questo mondo. Io penso quindi, se noi riponiamo le sue mercerie nel tempio, la sua anima potrebbe calmarsi.”

La famiglia di Nagaraya, dopo aver parlato fra di loro, ha portato tutte le robe di Osono al tempio.
Tuttavia, la notte, Osono appariva di nuovo nella stanza sua e fissava gli occhi sull’armadio. La prossima notte, e anche dopo, cioè ogni notte Osono è tornata.


Perciò, l’abitazione di Nagaraya è diventata la casa del terrore alla fine. 

mercoledì 11 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (60)

L'illustrazione di un cacciatore

La foto di un procione


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (24)

Il senso comune (3)


Il monaco e il suo discepolo, prostrandosi, recitavano il sutra intensamente. Invece il cacciatore, alzandosi improvvisamente, appena ha preso l’arco messo a fianco di lui, ha scoccato la lunga freccia contro Bodhisattva brillante. La freccia trafiggeva proprio il seno di Bodhisttva profondamente.
Allora, era scomparsa subito quella luce brillante con il suono tremendo come quello del tuono. E nello stesso tempo, la figura di Bodhisattva era sparita.

Dopo di che, è rimasto solo un buio col vento forte cha passava via alla porta.

“Ehi, tu, quanto sei deplorevole!” Il monaco ha gridato versando la lacrima del pentimento e disperazione:

“Sei veramente blasfemo e stupido! Cosa hai fatto? Sei troppo temerario e insensato.”

Tuttavia, il cacciatore, ascoltando le parole del monaco, non ha dimostrato l’aspetto del pentimento nemmeno quello dell’arrabbia.

Fra un po’, lui ha cominciato a parlare con l’aria quieta:

“Signor monaco, calmatevi e ascoltatemi. Voi avete pensato che potete guardare Bodhisattva a causa delle vostre pratiche religiose e virtù accumulate per lungo tempo. Ma se questo sia vero, come mai potevo vederlo anche io? Io, come sapete voi, sono un cacciatore illetterato e vivo ammazzando l’animale.  Ho sentito dire una volta, che ci sia il Bodhisattva in qualche posto nel mondo, pero chi non ha fatto le pratiche religiose sufficientemente, non potrà mai vederlo. Signor monaco, voi siete la persona di grandi virtù e pura sia fisicamente sia moralmente. Perciò è logico che voi siete tanto illuminato quanto vedere il Bodhisattva. Tuttavia, perché posso vederlo anche io che ammazzo l’animale per vivere? Io pero, l’ho visto proprio adesso come voi. Io penso quindi, quello che abbiamo visto non sia il vero Bodhisattva ma forse un fantasma. Potrebbe attentare alla nostra vita. Perciò vi prego di non accusarmi fino all’alba. Io vi dimostrerò la prova del mio detto senz’altro.”

Al sorgere del sole, il cacciatore e il monaco sono andati al posto dove quella cosa lucente era scesa e vi hanno trovato una macchia chiara di sangue. Seguendola, loro sono arrivati a un antro lontano centinaia passi dal tempio.

Poi, guardando dentro, loro hanno visto il cadavere di un grande procione, trafitto dalla freccia del cacciatore.


Anche il monaco erudito e devoto si fa ingannare dal procione facilmente. Invece il cacciatore illetterato che manca ai suoi doveri religiosi, ha il senso comune giusto come un cacciatore sin dalla nascita. Con questa forza del senso comune, lui è riuscito a scoprire l’illusione pericolosa e cacciarla via.

                 ∼ Il senso comune, fine

domenica 8 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (59)


Due foto dell'elefante bianco


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (23)

Il senso comune (2)


Il cacciatore pero, mentre il monaco stava facendo il servizio buddista, ha cominciato a dubitare l’avvenimento che poteva succedere quella notte. E il suo dubbio, tanto più ne pensava quanto più ingrandiva.

Lui quindi, quando ha visto il piccolo monaco, assistente del tempio, gli ha domandato:

“Ho sentito dal tuo maestro che ci apparisce Bodhisattva Fugen ogni notte, ma tu l’hai visto?”

“Si, l’ho già visto tante volte. Io congiungo le mani cosi sempre per pregare a Bodhisattva Fugen.”

Il suo modo di parlare sembrava che non fosse la bugia. Tuttavia, ascoltandolo, il cacciatore si sentiva aumentare di più il suo dubbio.

“Questo ragazzo dice che l'ha visto davvero....  Comunque, lo capirò tutto fra poco.”

Pensando cosi, lui non vedeva l’ora di vedere il Bodhisattva.

Un po’ prima di mezzanotte, il monaco ha detto:

“Or su, finalmente l’ora è arrivata.”

Tutte le imposte scorrevoli nel tempio erano aperte e il monaco si prostrava vicino alla soglia dell’ingresso, voltandosi all’est la sua faccia. E anche il piccolo monaco faceva la stessa cosa sinistra al suo maestro. Il cacciatore quindi, faceva cerimonie rispettosamente dietro al monaco.

Era la notte del 20 settembre, buia, nuvolosa e di vento impetuoso. Tre uomini aspettavano l’apparizione del Bodhisattva per lungo tempo.

Nel frattempo, appariva la luce bianca nel cielo dell’est. E subito dopo, quella luce si avvicinava a loro. Poi, appena quella formava una sagoma, si trasformava nella figura divina che stava sulla schiena dell’elefante con sei zanne, bianco come la neve.

Poi in un istante, l’elefante che aveva la figura divina sulla sua schiena è arrivato alla porta del tempio ed è stato come la torre alta, ammaliante e terribile, proprio come una montagna della luce di luna.

mercoledì 4 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (58)


Due foto di Bodhisattva Fugen


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (22)

Il senso comune (1)


C’era una volta, un monaco molto virtuoso che passava i giorni facendo solo la meditazione e la lettura dei sutra al monte Atago, vicino a Kyoto. Il piccolo tempio in cui lui abitava era situato nel posto solitario, lontano da luoghi abitati. La sua vita quindi, era scomoda se non ci fosse nessuno che lo aiutava. Ma fortunatamente, gli abitanti nella montagna che erano molto devoti lo assistevano portando il riso e le verdure ogni mese.   

Fra questa gente pia, c’era un cacciatore che veniva ogni tanto alla montagna per trovare la preda.

Un giorno, quando il cacciatore ha portato il riso al monaco, ha sentito una storia da lui:

“A proposito,” ha detto il monaco. “Io vorrei parlarti una cosa. Un po’ dopo che tu mi hai visitato altra volta, è successo un avvenimento strano. E io, veramente non capisco niente perché lo era successo proprio a me. Come tu sai, io non sono mai mancato di fare la meditazione e recitare i sutra. Perciò quello che era successo può essere la ricompensa per il mio atto di carità, ma, ce lo posso credere poco. Comunque sia, mi visita ogni notte il Bodhisattva Fugen, cavalcando sulla schiera dell’elefante bianco. Se tu vuoi, alloggia qui sta sera, allora anche tu potrai pregare sicuramente la sua figura preziosa.”

Il cacciatore ha risposto:

“Oh? Se potrò incontrare la figura cosi preziosa, mi troverò assolutamente felice. Certo che io sto qui sta sera con voi e la pregheremo insieme.”
Cosi, il cacciatore ha deciso di pernottare al tempio questo giorno.

(P.S


Il Bodhisattuva Fugen ha il nome sanscrito Samatabhadre, che si presenta di solito con la figura sull’elefante bianco e si considera un Bodhisattva che è il simbolo della sapienza.)

domenica 1 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (57)


Due case tipiche giapponesi

Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (21)

Riconciliazione (5)


Loro parlavano dello stato passato, presente e futuro tra di loro e poi, l’uomo, senza sapere quando, si è addormentato.

Quando lui si è svegliato, già i raggi del sole penetravano fra gli spiragli delle imposte scorrevoli. E lui si è sorpreso guardando attorno, perché lui si è disteso direttamente sul pavimento marcio senza niente materasso.

“Forse ho sognato…? Ma no! Non è il sogno, perché si trova mia moglie al fianco mio.”

Pensando cosi, lui si è alzato pian piano e ha guardato in viso di moglie.

Di colpo, lui ha lanciato un urlo di sorpresa. Perché non vi si trovava la faccia. Sotto i suoi occhi, si è coricato un cadavere vestito solo di un abito della morte. Inoltre, questo cadavere non era altro che uno scheletro abbandonato per lungo tempo, su cui erano rimasti pochi capelli e alcune ossa.

Sotto la luce del sole, lui è stato distratto tremando come un malato per qualche momento. E poi, il suo brivido ghiacciato è cominciato a cambiarsi man mano alla disperazione e prostrazione profonda.

“Forse io sarei imbrogliato da qualcuno.”

La disperazione insopportabile e la prostrazione causata dall’ansia che non riusciva a star fermo, l’hanno sospinto al desiderio di chiarire il suo dubbio. Lui quindi, facendo finta di non conoscere questa zona, ha chiesto la strada per andare alla casa di sua moglie a un abitante.

Quest’abitante ha risposto:

“In quella casa non c’è nessuno ormai. Alcuni anni fa, abitava una moglie di un Samurai che era andato via dalla città. Questo Samurai, prima di lasciare la città, l’ha abbandonata per prendere la nuova moglie. Perciò la donna abbandonata se n’è tormentata e ammalata. Lei, non avendo nessun parente da aiutarla, alla fine era morta al 10 di settembre nell’anno scorso.”

                             ~ Riconciliazione, fine ~