Due foto della tomba di Yamato Takeru |
Volume secondo (40)
Allora, le mogli e figli di Yamato Takeru che sono stati nel paese Yamato,
ci sono venuti e hanno costruito la tomba. E poi, camminando a quattro zampe
attorno della tomba, hanno pianto e cantato:
“Noi siamo veramente come il sarmento di Tokoro (una specie di patata Taro)
che avvinghia il gambo di riso cresciuto nella risaia vicino alla tomba del
principe Yamato Takeru.”
In questo momento proprio, l’anima del principe, trasformandosi in un grande
piviere bianco, ha volato via per il mare. Le mogli e figli quindi, l’hanno
seguito piangendo, nonostante che sono stati feriti dei piedi dal ceppo di
bambù nano dintorni. Loro, non se ne sentendosi di dolore, hanno cantato:
“Noi vogliamo camminare nella pianura del bambù nano seguendo all’uccello
bianco, ma si trova molta difficoltà, perché ci attacca questo bambù alle reni.
E ci fa impazzire il camminare con i piedi, non potendo volare nel cielo come l’uccello.”
Poi, ancora seguendolo, loro sono entrati nel mare e hanno cantato col
dolore:
“Noi vogliamo avanzare anche nel mare, ma si trova molta difficoltà, perché
l’acqua del mare arriva fino alla nostra vita. Noi siamo proprio come l’erba
acquatica che oscilla nel fiume grande e non possiamo più andare avanti.”
E poi, quando loro hanno visto il piviere bianco che si è fermato sulla
riva nella spiaggia, cantato:
“Il piviere, non si sa il perché, non vola sulla spiaggia che è facile da
camminare per noi, ma vola sopra la riva rocciosa.”
Queste quattro poesie erano cantate all’occasione del funerale per Yamato
Takeru e si cantano ancora adesso a quello per l’imperatore.
Dopo di che, l’uccello bianco, volando via dal paese Ise, si è fermato a
Shiki (la presente città Yao in Osaka). Perciò costruendo il tumulo, vi è fatto
sedere l’anima di Yamato Takeru.
Questo tumulo quindi, si chiama la tomba dell’uccello bianco. Tuttavia,
quest’uccello ha volato via lontano nel cielo di nuovo.
Comunque, durante la spedizione di Yamato Takeru dappertutto in Giappone, l’ha
seguito sempre un uomo chiamato Nanatsukahagi (il significato non è ben chiaro)
che è l’antenato della famiglia Kume (consultate per favore “Kojiki (54)”) come
il cuoco.