giovedì 27 settembre 2012

Intervallo (28) La religione ~12~


Sopra, due foto della scena di Kendo
Lo Zen (3)

Nel caso dello Zen, quando il discepolo chiede l’insegnamento al maestro, lui, prima di tutto dà uno schiaffo alla faccia del discepolo, e poi lo rimprovera ad alta voce dicendo “Che pigrone!”
Questo somiglia anche all’addestramento dell’arte del combattimento con la spada.

Una volta, un giovane è diventato il discepolo di un esperto di quest’arte. Lui però, facendo solo i lavori domestici tutti i giorni, non aveva nemmeno il tempo di tenere la spada. Alla fine, persa la pazienza, lui ha chiesto al maestro di insegnargli l’arte per utilizzare la spada. Dopo di che, lui ha perso la pace del cuore. Perché, il maestro ha cominciato a bastonarlo senza curarsi del tempo e luogo, sia quando lui attinge acqua da un pozzo, sia quando lui prepara la cucina. Per affrontare questa situazione, il giovane doveva sempre badare a ogni direzione e di conseguenza, man mano lui si è consumato.
Passando alcuni anni però, lui è diventato di poter evitare l’attacco del maestro che era tanto difficile di prevedere da dove veniva. Un giorno, quando il maestro che è stato avanti al forno, il giovane, pensando che fosse buona occasione di fare un contrattacco, stava proprio per bastonarelo da dietro ma, il maestro si è difeso subito con il coperchio della pentola.
In questo momento, il giovane si è vergognato di cuore della sua arte molto immatura, e ha capito per la prima volta i segreti del Kendo (la strada della spada).

Com’è menzionato prima, la maniera dell’addestramento dello Zen, cosa sia la verità, si trova solo nella esperienza personale e non conta sul processo intellettuale oppure sulla teoria sistematizzata. Questo è proprio il motivo che è stato amato dalla classe di Samurai.
L’addestramento dello Zen è semplice, diretto e ci vogliono lo spirito di abnegazione e l’affidamento su se stesso. Questa tendenza del senso di comandamento concorda bene con lo spirito del combattimento. Il combattitore deve solamente rivolgere il suo cuore verso il rivale che sta avanti a lui. Non deve guardare altrove. Perciò lui non deve avere nessun ostacolo da qualsiasi parte sia dell’affezione, sia fisica oppure intellettiva. Il Samurai eccellente è generalmente ascetico e stoico. Cioè, lui tiene la volontà di ferrò e poi lo Zen, quando è necessario, glielo può conferire. Perché lo Zen è una religione della volontà in origine.
Lo Zen non è che tiene una teoria o filosofia speciale. È solo quello che intende liberare il popolo dal vincolo della vita e la morte. Perciò, lo Zen, finche non s’impedisce il suo insegnamento intuitivo, ha la flessibilità di adattarsi a qualsiasi filosofia o moralismo. Lo Zen, quindi, può essere legato all’anarchismo o comunismo o democratismo o ateismo o spiritualismo, oppure a qualsiasi dogma politico e economico. Lo Zen internamente tiene un elemento che può diventare un ribelle accanito oppure un conservatore ostinato. In qualsiasi senso, nel momento di crisi, lo Zen può diventare una forza riformativa per distruggere la situazione attuale senza badando destra o sinistra, come proprio Hojyo Tokimune, bravo esecutore dello Zen, si era comportato quando il Giappone era attaccato dai mongoli.

Per quanto riguardo all’attacco dei mongoli, consultate per favore “la Storia di Samurai(21)”. Comunque, Hojyo Tokimune era Shikken (il governatore) a quest’època.

lunedì 24 settembre 2012

Intervallo (27) La religione ~11~


Sopra, due foto della scena di Zazen
Lo Zen (2)

In questo libro, Daisetsu ha presentato un racconto narrato da un monaco cinese chiamato Hoen (vissuto nel 12° secolo), in cui l'addestrarsi allo Zen era paragonato all'imparare l'arte del furto, come seguente:

Una volta, c'erano due ladri, padre e figlio. Il figlio però, guardando suo padre, ha pensato cosi;
“Mio padre è già invecchiato. Se lui abbia difficoltà di continuare a fare questo mestiere, sono io che dovrò guadagnare da solo. Perciò, io devo affinare il mio talento molto di più.”
Suo padre ha riconosciuto l’idea del figlio e una notte, lui ha portato suo figlio al luogo del suo lavoro per dimostrare i suoi segreti. Loro due s’introducevano in una residenza di lusso, e quando il padre ha visto un cassone, l’ha aperto e ha ordinato al figlio di tirare fuori tutti i vestiti che c’erano. Siccome il cassone era talmente grande che la mano non arrivava fino al fondo, il figlio è dovuto entrare dentro. Allora il padre, appena ha visto che suo figlio l’ha fatto, ha chiuso il cassone e ha messo il catenaccio e poi, è scappato via gridando ad alta voce “ladro, ladro!”.
Naturalmente tutti quanti della famiglia si sono svegliati e sono frugati dappertutto in casa con la luce a mano, ma loro non riuscivano a trovare nemmeno l’ombra del ladro.
Il figlio invece, chiuso nel cassone, si era arrabbiato e ha odiato suo padre. E dopo tante afflizioni e pensieri, ha avuto una buona idea. Lui ha fatto un suono come se un topo mordesse qualcosa. Allora, è venuta una cameriera per vedere la situazione. Subito dopo che lei ha aperto il coperchio del cassone, il figlio è balzato fuori e, dando uno spintone alla cameriera, è fuggito precipitosamente. Ovviamente tutti della famiglia l’hanno rincorso. Allora lui, raccogliendo una grande pietra, l’ha lanciata nel pozzo, per attirare tutti gli inseguitori lì. E mentre loro guardavano l’interno del pozzo, lui è potuto tornare a casa sua sano e salvo. Naturalmente lui ha accusato molto suo padre della sua maniera disumana.
Il padre ma, ha rivolto la parola a suo figlio con calma,
“Su, su! Non arrabbiarti cosi, prima di tutto raccontami cosa hai fatto per scappare via.”
E poi, lui, dopo aver ascoltato tutta l’avventura del figlio, ha detto;
“È questo! Tu veramente hai imparato bene i segreti dell’arte del furto.”

La metodologia dello Zen, è possibile spiegare con questo modo accanito dell’insegnamento dell’arte del furto.

giovedì 20 settembre 2012

Intervallo (26) La religione ~10~


Sopra, due statue di Bodhidharma
Sotto, due foto di Daisetsu Suzuki


Lo Zen (1)

Riguardo alle cinque sette che ho menzionato nella sezione precedente, Jyodo, Jyodo-shin, Nichiren sono sviluppate fra il popolo, mentre invece le due sette dello Zen (Lin-ji e Sotou) sono state sostenute dalla classe di Samurai. Dopo essere abolita la posizione di Samurai a causa della caduta del regime shogunato, poteva anche essere decaduto lo Zen lo stesso, ma non era cosi. Anzi, lo Zen è diventato una religione mondiale, grazie a Daisetsu Suzuki.
Lui, Daisetsu, vissuto da 1870 a 1966, era il grande studioso del Buddismo e ha pubblicato tanti libri del Buddismo sia in giapponese sia in inglese. Fra questi, “Il Buddismo dello Zen e la sua influenza sulla cultura giapponese” (scritto in inglese da lui stesso) è l’opera nettamente famosa e penso che forse alcuni di Voi l’avrete già letto. Ci saranno però, alcuni che non l’hanno letto e s’interessano dello Zen, quindi, ne vorrei presentare il compendio come seguente, anticipatamente chiedendo scusa della mia traduzione male.

Lo Zen è una forma del Buddismo che era sviluppata in Cina nel 8°secolo. La sua origine però, è ancora prima, cioè fu fondato da Bodhidharma (indiano o persiano, è oscuro comunque) che fu venuto in Cina nell’inizio del 6° secolo. La sua dottrina non è differente da quella del Buddismo normale. Tuttavia, si può dire che la maniera dell’addestramento allo Zen è un po’ strana. In altri termini, l’essenza dello Zen si trova nella esperienza fisica e non dà importanza al processo intellettuale oppure alla teoria sistematica. Il motto dello Zen è “non contare sulle parole”. In questo punto, lo Zen è veramente contrario alla scienza o tutte le cose che si adempiono sotto il nome di scienza. La scienza significa la sistematizzazione e lo Zen è opposto. Le parole sono necessarie per la scienza e la filosofia, ma d’ostacolo per lo Zen. Perché, lo Zen è quello che sveglia la sapienza intuitiva sgorga dalla parte profonda dell’esistenza di noi stessi. Perciò, per lo Zen è il più importante fare Zazen (meditare mettendosi seduto con le gambe crociate).
Lo Zen (come ho scritto prima) è stato amato da Samurai. Teoricamente il Buddismo, anche se fosse diffuso nei diversi paesi con qualunque maniera, deve essere una religione di misericordia e per questo motivo, non ha seguito mai all’attività bellicosa. Allora, probabilmente Voi avrete un dubbio per la relazione fra lo Zen e Samurai il cui impegno è di combattere. In un certo senso, lo Zen ha il lato che si ha paura d’essere interpretato come la religione affermativa per la guerra.
Lo Zen invece, non è che sosteneva i Samurai di effettuare la loro occupazione sanguinosa. Lo Zen li aiutava solamente dalle due direzioni, cioè quella morale e filosofica.
Si dice “morale”, perché lo Zen è una religione che insegna di non guardare dietro se una volta è decisa la strada da scegliere, e l’altra parte, “filosofica” deriva dal fatto che lo Zen tratta la vita e la morte indiscriminatamente. 

lunedì 17 settembre 2012

Intervallo (25) La religione ~9~

Sopra, la statua di Ippen
Sotto, il tempio scintoista Kumano Hongu

Ippen (1239~1289), dopo aver perso la madre a 10 anni, ha cominciato a studiare il Buddismo e quando si era chiuso nel tempio scintoista Kumano Hongu (si trova nella presente provincia Wakayama) per cercare il modo di vivere come un vero buddista, era ispirato di distribuire il biglietto su cui c’era scritto “Namu Amida Butsu” a tutto il popolo.
Questa parola “Namu Amida Butsu” si dice in giapponese “Nenbutsu” che significa “io credo profondamente nel Budda Amitabha”. Questo Nenbutsu, come ho già toccato un po’ nella sezione della religione (5), è proprio quello che Honen ha predicato al popolo di recitare per rinascere in Jyodo. Ippen, invece ha deciso di distribuire il biglietto a tutti, indipendentemente da chi era pio o empio, puro o impuro. Così, la setta Jishu era fondata.
Ippen, al contrario della concezione del Buddismo tradizionale, ha pensato che fosse migliore di abbandonare l'attaccamento all'affezione per la famiglia, avendo la moglie e bambini. Lui stesso era anche un uomo che non riusciva a scappare da questo tipo dell'attaccamento. Perciò lui ha fatto una volta le pratiche talmente ascetiche come il digiuno oppure immergersi nell'acqua per cacciarlo via. Siccome lui ha bruciato tutti i documenti prima di morire, non è rimasta nessuna sua opera scritta. Unicamente però, la pittura su rotolo che raffigura la sua vita, fatta dai suoi discepoli è rimasta e conosciuta bene. 
La sua setta "Jishu" significa “la setta del momento”. Questo s’interpreta che noi tutti dobbiamo sempre recitare Nenbutsu, pensando come se fosse l’ultima ora adesso. Ippen, girando tutto il Giappone, ha diffuso questa opinione, ma dal 15°secolo, è calata rapidamente. Riguardo alla causa di ciò, alcuni studiosi dicono che, rispetto alle altre sette, manca la dottrina. Un altro motivo è che, perché, in questo periodo, ha ripreso vigore la setta “ Jyodo-shin” il cui fondatore era Shinran. In verità, Shinran non aveva intenzione di fondare la nuova setta. Lui, come ho già scritto nella sezione della religione (6), ha voluto solo diffondere l’insegnamento del suo maestro Honen. Tuttavia, quando lui era morto, sua figlia ha costruito un mausoleo per lui e poi dopo, era nata una setta chiamata Jyodo-shin (significa il vero Jyodo), in cui Shinran era considerato come il fondatore.
Comunque le cinque sette, cioè Jyodo, Jyodo-shin, Nichiren, Lin-ji e Sotou, sono ancora molto popolari in Giappone, ma purtroppo, il nome di Jishu non è tanto noto.
Allora, alla prossima volta, vorrei scrivere un po’ sullo Zen e così, finirò la sezione della religione in linea generale.

giovedì 13 settembre 2012

Intervallo (24) La religione ~8~

Sopra, il ritratto di Nichiren
Sotto, la sua statua


Sopra, il tempio Kuonji, costruito nel Monte Minobu
Nichiren nacque nel paese Awa (la presente provincia Chiba, vicina a Tokyo) in 1222 come un figlio nella famiglia potente del pescatore. Entrando in un tempio buddista come un’apprendista del monaco a 12 anni, ha studiato duro. Dopo essere diventato il monaco, lui è andato al Monte Hiei e mettendovi la base d’attività, ha girato per Kyoto, Nara, Osaka e Koyasan per osservare la situazione dei templi d’ogni posto.
A quest’època, la setta Jyodo era al culmine della prosperità, quindi a lui che era attirato molto a Hoke-kyo (Saddharmapundarika-sutra, in sanscrito), sembrava lo stato di crisi per il vero Buddismo. Perché questo sutra Hoke-kyo era considerato come il testo più importante per tutti i buddisti dal vecchio tempo, però nella setta Jyodo si usavano altri sutra come il testo principale.
Allora, lui, recitando Nam myoho rengekyo (una frase di Hoke-kyo), ha dichiarato di propagare questo sutra a 32 anni. La sua maniera della propagazione era molto radicale, cioè nella città di Kamakura, ha insistito nella sua idea dicendo cosi:
Qui a Kamakura, in questi anni c’è stato sempre il terremoto o il diluvio o la carestia o l’epidemia. Tutte queste cose erano causate dalla setta Jyodo. Perciò, il governo deve proibirlo subito e cercare di diffondere fra il popolo la fede per Hoke-kyo. Se non, continuerà la calamità e il Giappone sarà invaso d’altra nazione.
Naturalmente, i credenti della setta Jyodo non rimanevano silenziosi e fra due gruppi erano accaduti litigi talmente forti che Nichiren è stato esiliato alla fine. Due anni dopo, lui era liberato, però, non smettendo l’attività della propagazione, succedeva ogni tanto la lite con i credenti della setta Jyodo come prima.
In 1268, quando era arrivato un messaggero mongolo (consultate per favore “La Storia di Samurai (20)”) per la prima volta, lui insisteva che la sua predizione si è avverata. Lui ha continuato a gridare cosi a voce alta mentre tutto il Giappone entrava nello stato di guerra. Infatti, lui era arrestato e condannato a morte. Quando stava proprio per essere decapitato, succedeva un miracolo (non è ben chiaro che cosa era, ma nella biografia di Nichiren, c’è scritto che un oggetto lucente volava nel cielo e il boia è caduto rimanendo abbagliato). Cosi, evitando un pericolo della morte per un pelo, lui era esiliato di nuovo. Tre anni dopo, lui era liberato e facendo una vita da eremita nel Monte Minobu (si trova nella presente provincia Yamanashi), ha cercato di indirizzare i suoi discepoli e credenti.
D’altra parte, il governatore di questa zona non era d’accordo a quello che Nichiren faceva. Perciò, capitava l’oppressione perfino al martirio. In 1274, tuttavia, per l’invasione dai mongoli, la predizione di Nichiren era considerata vera. Seconda invasione di loro, fortunatamente per i giapponesi, era fallita da “Kamikaze (il vento divino)”. Da questo momento, alcuni ricchi e potenti hanno cominciato a donare i templi per lui. L’anno prossimo però, lui si era ammalato grave e morto al 13 ottobre dell’anno 1282. Le sue ceneri sono portate nella stupa costruita nel Monte Minobu e i discepoli hanno deciso di proteggerla a turno di servizio mensile.
Comunque, era fondata cosi la setta Nichiren che ci ha tanti credenti ancora adesso.

lunedì 10 settembre 2012

Intervallo (23) La religione ~7~

Sopra, il tempio buddista Kenninji
Sotto, Eiheiji

Eisai e Dogen ambedue, sono i fondatori del Buddismo Zen in Giappone. Eisai, che è più anziano, ha studiato prima al Monte Hiei ma non n’era contento dell’insegnamento. Lui è andato, quindì, a Song (il nome di Cina in quest’època) in 1168 a 29 anni e ci ha incontrato per primo lo Zen. Dopo, lui è tornato una volta in Giappone, però è andato di nuovo a Song in 1187 e ha studiato per davvero lo Zen della setta Lin-ji per 4 anni. Dopo essere ritornato in Giappone, ha cominciato a fare l’attività della propaganda all’Isola Kyushu. Nell’anno 1199, ha costruito il tempio buddista Jyufukuji a Kamakura per la richiesta dallo Shogun Minamoto no Yoriie e poi dopo anche a Kyoto, ha costruito il tempio Kenninji. E facendo la spola fra Kyoto e Kamakura, ha cercato di diffondere lo Zen. Lui è anche famoso come la persona che ha portato la pianta di tè verde da Cina e ha reso popolare il costume di bere il tè in Giappone.
Dogen, differente ad altri 5, era nato dal padre, il ministro interno, che era stato al vertice nel mondo politico giapponese. Sua madre invece, nonostante che fosse nata come la figlia d’un nobile di classe molto alta, era forzata a sposare con Minamoto no Yoshinaka (consultate per favore “La Storia di Samurai (24)”) e dopo essere morto Yoshinaka, si è sposata di nuovo con quel ministro. Per questo motivo del matrimonio un po’ particolare, lei non era trattata come la moglie ufficiale da suo marito. In un certo senso, si potrebbe dire che, lei era un essere che simboleggiava la tragedia della donna nobile nata bella nel periodo disordinato in cui è cambiato il Giappone dalla società aristocratica a quella di Samurai.
Dogen, purtroppo ha perso suo padre ministro a 3 anni, e dopo di che, ha vissuto con madre fianco a fianco da soli. E dopo aver perso anche la madre a 8 anni, ha deciso di diventare monaco. Lui, quindì, è diventato il discepolo di Eisai a 14 anni e quando aveva 24 anni è andato a Song, dove ha studiato la setta Sotou dello Zen (fondata da Dong-shan Liangjie) per 4 anni. Quando è ritornato in Giappone, lui ha costruito il tempio Eiheiji (si trova nella presente provincia Fukui) e ha cercato anche lui di propagandare lo Zen tutto in Giappone come il suo maestro Eisai.
Dogen ha scritto alcuni libri eccellenti sullo Zen, fra questi è famoso soprattutto “Shoho Genzo” (significa "la Dharma più giusta che illumina e avvolge tutto quanto"), in cui ha menzionato la maniera da praticare lo Zen e il pensiero di se stesso. La “Dharma” ha tanti significati in sanscrito, ma in cinese si traduce generalmente “la regola” oppure “la norma morale”, includendo “la virtù”, “il dovere” e “la giustizia” basati sul senso dei valori del bene. Normalmente i buddisti la interpretano come l’insegnamento predicato da Budda.
La setta Lin-ji e Sotou sono le due grandi correnti dello Zen in Giappone e si dice che, riguardo al modo di fare la meditazione, nella sette Lin-ji si fa stando di fronte al giardino, invece quella Sotou al parete.

giovedì 6 settembre 2012

Intervallo (22) La religione ~6~

Sopra, il ritratto di Shinran
Sotto, il tempio buddista Rokkakudo

Honen aveva tanti discepoli, fra cui l’essere più preminente era Shinran. Lui è considerato che fosse nato nella famiglia Hino (una di discendenze di Fujiwara), ma nell’infanzia ha perso i genitori. Quando aveva 9 anni, quindi, lui era diventato monaco e ha studiato al Monte Hiei per 20 anni. Lui, tuttavia, non ha potuto ottenere la tranquillità del cuore. A quest’època, ai monaci, naturalmente non era permesso di sposare, però ce n’erano tanti che si erano dati ai piaceri o alla sodomia nascostamente. Nonostante che odiasse questo tipo di ipocrisia, lui non ha potuto abbandonare il desiderio carnale per le donne.
Per calmarsi, scendendo dalla montagna, lui era rinchiuso nel Rokkakudo di Kyoto per 100 giorni. Questo Rokkakudou è un tempio buddista in cui è collocata la piccola statua di Bodhisattva Cintamann Cicakra, che era fondato dal principe Shotoku (consultate la sezione di “Horyuji”) secondo la leggenda.
Comunque, si può dire che, Shinran era l’uomo che ha affrontato la sorgente del suo dolore molto sinceramente, contemplando l’interno di se stesso. E finalmente una notte, nel sogno, lui ha ascoltato un oracolo di Bodhisattuva cosi:

Tu (Shinran) puoi vivere come desidera il tuo cuore. Se tu non puoi buttare via il tuo desiderio, io posso anche andare al letto con te, trasformandomi nella figura di donna.

Dopo di che, lui ha bussato la porta dell’abitazione di Honen, rinunciando la vita del Monte Hiei. Honen stesso era l’uomo che ha vissuto da scapolo per tutta la vita, ma era molto generoso per la persona (sia uomo sia donna) che non sapeva controllarsi di desiderio umano. Infatti, Honen ha consigliato di sposare a Shinran e quando lui è stato esiliato a Echigo (la presente provincia Niigata) a causa dell’oppressione nell’anno 1207, si era sposato a circa 35 anni, con una figlia della famiglia potente in questa terra. Cosi, Shinran era diventato il primo monaco ufficialmente sposato.
Siccome Honen era morto quasi subito dopo essere liberato dall’esilio, Shinran, non ritornando a Kyoto, ha girato per la zona orientale del Giappone per propagare la dottrina di Honen. Lui ha amato e rispettato Honen talmente bene che ha dedicato tutta la sua vita per diffondere le parole del suo maestro.

“Il mio maestro mi ha detto che, col recitare il nome d’Amitabha, chiunque può andare a Jyodo. Allora, questo è senz’altro la verità. Se per disgrazia questo fosse bugia ed io cada nell’inferno, non mi pentirei mai d’averlo creduto.”

C’è scritto nella sua biografia, che lui raccontava cosi ai suoi discepoli.
Shinran, a differente da Honen, ha lasciato delle opere scritte. Fra i suoi detti più famosi, ne vorrei presentare uno qui come seguente:

I buoni possono andare a Jyodo, allora perché i cattivi non possono?
(sottintendendo “sicuramente sì”)

Questo è originalmente detto da Honen e Shinran lo teneva sempre nel suo cuore. Una frase che sembra paradossale, perciò è difficile capire subito il vero significato. All’època, quindi, c’erano tanti che si volgevano verso la strada di vizio, dicendo di poter fare quello che volevano in questo mondo, tanto era deciso di rinascere in Jyodo.
Naturalmente, Honen e Shinran non intendevano cosi. I cattivi, secondo loro, significano la gente che non può fare buone azioni, a causa della povertà o l’ignoranza o gli altri motivi umani, comunque.
Ho sentito dire che, c’era una ragazza francese, attirata di questa parola, che è venuta fino a Giappone per studiare Shinran.

lunedì 3 settembre 2012

Intervallo (21) La religione ~5~

Sopra, il tempio di Honen
Sotto, la cerimonia commemorativa per l'anno ottocentesimo
 dopo la morte di Honen

Honen ha cominciato ad abitare in una capanna costruita a Higashiyama, la parte orientale di Kyoto. La sua vita religiosa era calma e molto semplice, perché bastava solo recitare il nome di Budda Amitabha continuamente, negando tutte le altre pratiche ascetiche. Lui era talmente benvoluto che tanta gente si era radunata ogni giorno nella sua abitazione per ascoltare il suo discorso. Fra loro, c’era il popolo ordinario includendo quello della classe bassissima, Samurai e anche qualche nobile. Soprattutto per il popolo povero che doveva ammazzare l’animale oppure qualche volta ingannare gli altri o rubare per vivere, il discorso di Honen era molto affascinante. Perché fino a questo momento, chi non faceva buone azioni non poteva essere salvato. E poi a quest’època, le buone azioni significavano o costruire il tempio o fabbricare la statua di Budda o dare un contributo ai monaci. Per i poveri, ma, era impossibile  praticare nemmeno uno di questi, perciò loro si credevano di essere respinti da qualsiasi salvazione.
Invece Honen diceva che, recitando il nome di Budda Amitabha (“Namu Amidabutsu” in giapponese), tutti possono essere salvati, cioè poter andare a Jyodo (il mondo puro di assoluto agio).
Quello che parlava Honen, ha attirato non solo il popolo ma anche i Samurai il cui mestiere era fare la guerra e uccidere la gente. Il caso di un Samurai chiamato Kumagai era tipico. Lui era l’uomo molto coraggioso e combatteva contro Taira sotto Minamoto no Yoritomo. Quando lui combatteva alla spiaggia di Kobe, ha dovuto ammazzare un nipote di Kiyomori, molto giovane e nobile che era coetaneo di suo figlio. Dopo di che, Kumagai se ne pentiva di cuore. Ascoltando, però, il discorso di Honen, si era sentito pacifico per la prima volta ed era diventato il monaco. Questo è uno degli episodi molto famosi sulla storia giapponese.
Così, la dottrina di Honen che era molto semplice era diffusa nella società velocemente. Tuttavia, siccome questa era veramente contro il Buddismo precedente, con l’aumento della fama di Honen, sollevavano anche le critiche dai monaci delle sette vecchie.
Alla fine, la tempesta dell’oppressione ha infuriato e alcuni dei suoi discepoli erano eseguiti una condanna a morte o esiliati. Honen stesso, anche era esiliato a Tosa (attuale la provincia Kochi nell’Isola Shikoku) in 1207. Lui, però, l’ha accettato con piacere, pensando una buona occasione per diffondere la sua dottrina in questa campagna. Infatti, nella nave per andare a Shikoku, si è avvicinata subito una prostituta e gli ha chiesto se poteva essere salvata anche lei. Allora, Honen ha risposto così:
Se tu potessi smettere il tuo mestiere sarebbe meglio. Invece, se fosse impossibile di farlo, tu reciti il nome di Amitabha nella presente situazione. Tu sarai salvata lo stesso.

Dopo, lui era perdonato abbastanza subito e nell’anno 1211 è potuto tornare a Kyoto.  E poi, l’anno prossimo era morto a 80 anni.
La setta Jyodo, facendolo il fondatore, ancora adesso ci ha tanti credenti. (a proposito, anche la mia famiglia appartiene a questa setta…)