mercoledì 11 novembre 2015

Le serie degli antichi racconti giapponesi (60)

L'illustrazione di un cacciatore

La foto di un procione


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (24)

Il senso comune (3)


Il monaco e il suo discepolo, prostrandosi, recitavano il sutra intensamente. Invece il cacciatore, alzandosi improvvisamente, appena ha preso l’arco messo a fianco di lui, ha scoccato la lunga freccia contro Bodhisattva brillante. La freccia trafiggeva proprio il seno di Bodhisttva profondamente.
Allora, era scomparsa subito quella luce brillante con il suono tremendo come quello del tuono. E nello stesso tempo, la figura di Bodhisattva era sparita.

Dopo di che, è rimasto solo un buio col vento forte cha passava via alla porta.

“Ehi, tu, quanto sei deplorevole!” Il monaco ha gridato versando la lacrima del pentimento e disperazione:

“Sei veramente blasfemo e stupido! Cosa hai fatto? Sei troppo temerario e insensato.”

Tuttavia, il cacciatore, ascoltando le parole del monaco, non ha dimostrato l’aspetto del pentimento nemmeno quello dell’arrabbia.

Fra un po’, lui ha cominciato a parlare con l’aria quieta:

“Signor monaco, calmatevi e ascoltatemi. Voi avete pensato che potete guardare Bodhisattva a causa delle vostre pratiche religiose e virtù accumulate per lungo tempo. Ma se questo sia vero, come mai potevo vederlo anche io? Io, come sapete voi, sono un cacciatore illetterato e vivo ammazzando l’animale.  Ho sentito dire una volta, che ci sia il Bodhisattva in qualche posto nel mondo, pero chi non ha fatto le pratiche religiose sufficientemente, non potrà mai vederlo. Signor monaco, voi siete la persona di grandi virtù e pura sia fisicamente sia moralmente. Perciò è logico che voi siete tanto illuminato quanto vedere il Bodhisattva. Tuttavia, perché posso vederlo anche io che ammazzo l’animale per vivere? Io pero, l’ho visto proprio adesso come voi. Io penso quindi, quello che abbiamo visto non sia il vero Bodhisattva ma forse un fantasma. Potrebbe attentare alla nostra vita. Perciò vi prego di non accusarmi fino all’alba. Io vi dimostrerò la prova del mio detto senz’altro.”

Al sorgere del sole, il cacciatore e il monaco sono andati al posto dove quella cosa lucente era scesa e vi hanno trovato una macchia chiara di sangue. Seguendola, loro sono arrivati a un antro lontano centinaia passi dal tempio.

Poi, guardando dentro, loro hanno visto il cadavere di un grande procione, trafitto dalla freccia del cacciatore.


Anche il monaco erudito e devoto si fa ingannare dal procione facilmente. Invece il cacciatore illetterato che manca ai suoi doveri religiosi, ha il senso comune giusto come un cacciatore sin dalla nascita. Con questa forza del senso comune, lui è riuscito a scoprire l’illusione pericolosa e cacciarla via.

                 ∼ Il senso comune, fine