Due illustrazioni della strada della carestia (sopra) e quella dell'animale (sotto) |
Houjyouki (La descrizione della vita in
una capanna)
~Il saggio scritto da un monaco che ha
fatto la vita da eremita, chiamato Kamono Nagaakira con nome da laico~
Il testo (35) ~ fine ~
All’alba silenziosa, pensando le cose
suddette, io mi domando:
“Sei entrato nella strada buddista e ti
sei ritirato dalla vita secolare. E hai voluto sistemare il tuo cuore per
addestrarti al Buddismo. Ciò nonostante, tu, avendo la figura proprio come un
monaco sacro, il tuo cuore è contaminato profondamente dagli attaccamenti.
La tua abitazione è costruita su modello
di quello di Vimalakirti (un mercante vissuto nell’antica India, che ha
imparato profondamente l’idea “nulla (Sunya, in sanscrito) ” del Buddismo
Mahayana. Lui non si è fatto monaco, ma, ha appreso a fondo il Buddismo da un
laico è considerato l’essere ideale nella storia di quello Mahayana)
ingiustamente, pero, tu non hai raggiunto nemmeno il livello dell’addestramento
che aveva fatto il discepolo più ignorante del Budda.
Casomai, questi tuoi attaccamenti sono
causati dalla tua povertà che forse è nata dal tuo karma? Oppure, le tue varie
illusioni sono aumentate, di conseguenza, queste conducono le tue pratiche
religiose alla direzione sbagliata?”
Quando mi ho domandato così, il mio cuore
non rispondeva niente.
Comunque, pero, ho continuato a studiare
il Buddismo stentatamente. E per la domanda suddetta, mi sono concluso di
recitare “Namu Amidabutsu (significa di avere fede in Budda Amitabha)” solo tre
volte malvolentieri (※1).
Verso la fine marzo dell’anno 1212, il
monaco Renin (il nome da monaco di Nagaakira) ha scritto questo saggio nella
capanna di sotto una montagna in Hino (il nome del sobborgo di Kyoto).
(※1)
Questa parola “malvolentieri” è non è facile da capire, ma, un studioso ne ha
detto come seguente:
L’autore confessa onestamente la sua immaturità come il buddista in questo saggio, e soprattutto riflette molto la mancanza delle sue pratiche ascetiche. E il recitare il nome di Amitabha è anche una pratica. Perciò lui ha detto “malvolentieri”, pensando la sua pratica immatura.