mercoledì 2 dicembre 2020

La serie della letteratura giapponese ~371~

 


Sopra, due foto del tempio Ishiyama
Sotto, quella del tempio Iwama



Houjyouki (La descrizione della vita in una capanna)

~Il saggio scritto da un monaco che ha fatto la vita da eremita, chiamato Kamono Nagaakira con nome da laico~

 

Il testo (27)

 

E un giorno, io cammino per la pianura di Awazu (la pianura della sponda del lago Biwa, nella provincia di Shiga, dove c’era una pianura di pino una volta) facendomi largo tra le erbe. E visito i resti di Semimaru, oppure passando il fiume Tagami (il nome attuale si chiama Daito che corre nella provincia di Shiga) cerco la tomba di Sarumaru. (N.B: Semimaru e Sarumaru, sono considerati i compositori famosi di Waka nel periodo di Heian, ma è poco sicuro se loro due siano i personaggi reali.) 

 

E nella via di ritorno, secondo la stagione, o giro guardando i fiori di ciliegio, o guardo e ogni tanto prendo un ramo dell’acero rosso. O qualche volta raccolgo il germoglio di felce o le noce cadute sulla terra. Queste cose sono per offrire alla statua di Budda in mia casa e anche per me stesso.

 

E nella notte molto silenziosa, io medito su alcune persone defunte oppure gli amice di vecchia data sotto la luce della luna che penetra dalla finestra, e una volta, io bagno anche la mia manica col pianto, ascoltando la voce della scimmia.

 

N.B: La voce della scimmia si trova spesso nella poesia cinese nel vecchio tempo, per rappresentare la vaga sensazione di tristezza. L’autore Nagaakira, naturalmente sapeva bene questo genere di poesia, come la persona colta. Perciò spesso cita qualche frase della poesia cinese in questo saggio. E “bagnare la manica” si trova anche come una specie della espressione in quella poesia.

 

Nell’antologia della poesia cinese e di Waka giapponese compilata nell’anno circa 1013, c’è una poesia come seguente (scrivo solo la traduzione):

 

La voce dell’anatra che viene dalla parte nord volando per il cielo dell’autunno, sveglia i viaggiatori dal sogno. E ad un’alba, quando la scimmia grida tre volte con il tono triste in una gola, questa voce bagna col pianto la manica del viaggiatore che passa con la nave.