mercoledì 12 febbraio 2020

La serie della letteratura giapponese ~ 294~


Due foto del palazzo del nobile di alta classe
nell'epoca di Heian



Makura no Soushi (294)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (293)

Duecento sessantatreesimo (5)

Le mie colleghe, radunandosi, parlano dei vestiti e del ventaglio da portarsi al giorno della cerimonia. Ma, c’è qualcuna che dice:

“Io non preparò niente di nuovo. Porterò quello che ci ho.”

Questo pero, naturalmente non è vero. Lei dice tale cosa per non far sapere il suo vestito da mettersi al proprio giorno della cerimonia alle sue concorrenti.

Allora, alcune dicono:

“Ancora! Sempre tenete segreto così.”

Comunque, alcune ancelle vogliono tornare a loro casa per prepararsi e l’imperatrice le permette.

Poiché la madre e le sorelle dell’imperatrice ci vengono ogni giorno e anche notte, seguite dalle tante ancelle, attorno dell’imperatrice è molto animato. Poi, ci visita il messaggero dall’imperatore anche ogni giorno.

Quel ciliegio (artificiale) bagbato con la rugiada, e poi anche battuto dal sole, è un po’ avvizzito, purtroppo. Alla fine, è cominciato a piovere. E ho suggerito che il fiore già stia nella situazione misera.

Alla mattina prossima, mi sono alzata presto e guardando quel fiore, ho parlato da sola:

“È più brutto di quel viso lacrimoso!”

(Shonagon ha citato una parte di Waka come seguente:

“Sakurabana Tsuyuninuretaru Kaomireba Nakitewakareshi
Hitozokoishiki”

(La traduzione: Quando io guardo il fiore di ciliegio bagnato dalla rugiada, mi ricordo il viso lacrimoso della mia cara che è già andata via, e mi sento più affezionato di lei.)

Allora, l’imperatrice anche si e svegliata e mi ha detto:

“Sarà piovuto per tutta la notte. Come sarà quel fiore?”

Io quindi, mi sono avvicinata al giardino e mi sono accorta che sono venuti tanti servitori dall’abitazione del primo ministro. E loro hanno tirato quell’albero artificiale senza esitazione e stavano per portarlo via segretamente, dicendo:

“Il signor ministro ci ha ordinato di portarlo via prima dello spuntar del sole. Ma, è già troppo chiaro. Grosso errore! Presto, presto!”

È la scena veramente ridicola.