Due foto della scacchiera del Go |
Makura no Soushi (205)
~ Il primo saggio in Giappone,
scritto da Sei Shonagon ~
Il testo (204)
Cento cinquantesimo sesto (6)
Io, da quel momento, non vedevo l’ora
dell’occasione di vederlo. È l’oziosa curiosità, la riconosco da me!
Lui pero, come mai è riuscito a
rispondermi appena che ha sentito la mia domanda? Mi sembra che lui l’attendesse.
Nonostante che il suo amico che è stato con lui a quel momento, non s’accorgeva
niente. Il sig. Tadanobu quindi, gli ha detto:
“Non ti ricordi di quella poesia
che ho recitato all’alba? Forse l’hai dimenticato tutto.”
Allora, il suo amico rideva per
primo dicendo, “Ah sì, ah sì”. È l’uomo che non ha tatto veramente!
Cambio discorso.
Fra le ancelle, si usa il gergo
della relazione fra l’uomo e la donna, paragonando al gioco di Go (gioco fatto
con pedine nere e bianche posate su una scacchiera). Per esempio, quando la
relazione è diventata intima, si dice:
“Ho già perdonato Okiishi (nel
gioco, quando c’è la differenza dell’abilità fra due, uno meno bravo può
mettere prima le due pedine nere o di più, sulla scacchiera)” oppure, “È già
finito Yose (il grado ultimo del gioco, cioè si è realizzato l’amore).”
Nel caso dell’uomo, si dice:
“Col suo permesso, metto la pedina
sulla scacchiera.”
Parlando così, gli altri non
capiscono. E noi, cioè il sig. Tadanobu ed io, parliamo usando questo genere
del gergo sotto la condizione dell’intesa solo fra noi due.
Il suo amico Nobukata,
ascoltandone, mi chiede seguendo me ostinatamente:
“Di che cosa parlate? Cosa vuol
dire?”
Ma, io non glielo dico. Allora, lui
ha detto al sig. Tadanobu:
“Sei proprio cattivo a non
spiegarmelo. Me lo dici per favore.”
Poiché lui ha chiesto con la
maniera di rimprovero, il sig. Tadanobu, non potendo più nasconderlo, glielo ha
raccontato tutto, perché è il suo amico dal tempo.