Tre foto del tempio buddista Kiyomizu, da sopra a sotto la vista dell'inizio dell'estate, dell'autunno e dell'inverno |
Makura no Soushi (150)
~ Il primo saggio in Giappone,
scritto da Sei Shonagon ~
Il testo (149)
Cento sedicesimo (1)
A capo d’anno, fa freddo e anche
nevica ogni tanto, però, nel caso di chiudermi dentro un tempio per pregare una
certa cosa, questo freddo è molto suggestivo. (N.B: In questo periodo Heian,
soprattutto fra la classe aristocratica, c’era un costume di chiudersi in un
tempio per un certo periodo volendo esaudire la sua richiesta.) Invece, non mi
piace il cielo che minaccia pioggia.
Quando vado al tempio Kiyomizu, per
chiudermi dentro, vedo alcuni monaci giovani, vestiti semplici, che vanno su e
giù sulla scala alta con Ashida (una specie dei zoccoli di legno sollevati da
due regoletti molto alti), mentre sto fermando il mio carro. Loro salgono e
scendono su questa scala recitando una frase di sutra senza nessuna paura. È
interessante per me di vedere tale scena, perché mi sembra proprio che io stia nel
tempio!
Tuttavia, quando comincio a salire
su questa scala me stessa, ci ho paura e mi sento che non è possibile salire senza
afferrare la ringhiera con la mano. Ma i monaci, salgono con calma, come se
camminassero su un corridoio normale.
A questo tempio, non solo io ma
anche tante altre donne sono venute per chiudersi e tutte noi aspettiamo per
alcuni momenti finché è pronto il vano per ognuna.
E quando lo è pronto, i monaci ci aiutano
per farci scendere dal carro. Alcune camminano rimboccandosi i lembi inferiori
del Kimono, alcune invece, camminano con abito da cerimonia troppo caricato.
Ognuna va al suo vano, trascinando
i piedi messi delle scarpe lunghe oppure di lunghezza media. Mi sembra che questo
sia la stessa scena nella corte imperiale.
Ci seguono gli uomini giovani
autorizzati da entrare nella parte interna e ci avvisano ogni tanto dicendo:
“Attenzione ai piedi! Qui è inattesamente
basso, invece là è alto.”