Altre due foto di Kyoto |
Makura no Soushi (276)
~ Il primo saggio in Giappone,
scritto da Sei Shonagon ~
Il testo (275)
Duecento quarantasettesimo (2)
In genere, provo avversione per la gente che parla con la parola
scortese in faccia. Soprattutto se questa persona dica qualcosa in tale maniera
avanti alla persona nobile, mi fa sentire tanta rabbia.
Ma, se un campagnolo parli cosi, sarebbe anzi amabile, perché lui ci
dà l’aria comica.
Invece, se qualcuno parli del suo padrone con il tono maleducato, ci
darebbe l’impressione molto brutta. Ma, al contrario, se uno usi la parola
troppo formale per i suoi servitori, mi irriterebbe lo sdegno anche questo.
Comunque, per la persona che posso dire qualsiasi cosa senza
ritegno, io le dirò:
“Che strano! Come mai tu usi un linguaggio cosi grossolano?”
Allora, lei e anche gli altri che ci ascoltano, ridono. Ma, forse
io sarei troppo sensibile per il linguaggio degli altri, quindi, qualcuno mi
dice:
“Tu ne ficchi il naso troppo.”
Questo sarà brutta figura anche per me.
Per i nobili di alta classe, non si deve chiamarli con il suo
proprio nome (N.B: in questo periodo, era tabù di chiamare la gente nobile con
il suo vero nome direttamente) e solitamente si chiama con il nome del loro titolo
ufficiale, tranne avanti all’imperatore. (N.B: nel caso di stare avanti all’imperatore,
quando si deve parlare o chiamare qualcuno, si diceva sempre solo il suo nome
senza mettendo il titolo nemmeno “il signore” e così via)
E poi, è troppo brutto se uno dica “Maro” di se stesso avanti all’imperatore.
(N.B: Maro è la prima persona in questo periodo, ma si usava solo nel caso
privato)