mercoledì 18 aprile 2018

La serie della letteratura giapponese ~ 111~

Campanula

Glicine
(due fiori amati dal vecchio tempo)



~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (110)

Novantunesimo paragrafo

Le cose che mi seccano:

Quando mi è venuta la voglia di correggere qualche frase di mia Waka che già avevo mandato a qualcuno.

Quando ho cucito un Kimono in fretta ed ero contenta della rifinitura, poi dopo, mi sono accorta che non avevo fatto il nodo del filo della cucitura. Mi arrabbio anche quando mi sono accorta che avevo cucito mettendolo capovolto.

Quando l’imperatrice è stata nella casa di suo padre, ci ha ordinato di cucire un vestito per lei in fretta. E noi ancelle, radunate in una stanza, abbiamo cominciato a cucirlo suddividendolo fra di noi. Ognuna, volendo cucirlo meglio e più presto che le altre, gareggiava in abilità, quasi come le bambine.

La nutrice dell’imperatrice ha finito di cucire la parte del suo incarico (dalla schiena fino a un polso) per primo ed è andata via mettendola sul pavimento. Ma questo era rovescio e poi neanche fermata bene la fine della cucitura. E quando noi l’abbiamo unita con l’altra parte della schiena che aveva fatto una altra ancella, queste due non erano collimate bene.  

Noi tutte abbiamo riso e poi, una collega ha chiesto alla nutrice di correggerla, ma lei non era d’accordo e ha detto:

“No, no, io non riconosco il mio errore. Perché questo tessuto è a tinta unita e nessuno può dire che quale parte è diritto o rovescio. Io non la tocco più. Se voi insistite cosi, fate cucire a qualcuna a mano libera.”

Allora le due ancelle, sapendo che è difficile di persuadere la nutrice, hanno cominciato a cucirla di nuovo malvolentieri. Era veramente la scena ridicola!

Mi arrabbio anche con gli uomini che estrano dei fiori nel giardino senza permesso. Poi anche i servi della famiglia alta che parlano con arroganza facendosi bello con i meriti del suo signore, mi seccano.

Poi c’è ogni tanto una persona che scippa la scrittura che sto leggendo. Questa persona la legge nel giardino, ma, io, che devo stare dietro l’avvolgibile, mi sento esasperata proprio. Quasi vorrei scendere nel giardino anche io, ma, non lo posso.

(N.B

Come ho già scritto spesso, in questo periodo Heian, le donne della classe nobile, non si facevano vedere la sua faccia facilmente.)