mercoledì 16 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 43 ~


Due foto di Kariginu


Makura no Soushi (43)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (42)

Trentaduesimo paragrafo (1)

Una volta, è stato tenuto Hakkou per fare Kechien (su queste due parole, c’è già la spiegazione in “la serie della letteratura giapponese ~ 42 ~” nel palazzo di un grande generale. Tutti ne hanno lodato dicendo:

“Se uno ci va con un po’ di ritardo, non c’era più il posto da parcheggiare il suo carro. Era talmente pieno di gente che, chi è stato fino al terzo filo, ha potuto sentire stentatamente la predica del monaco. Gli altri invece, no.” Era vero! Anche io ci sono stata, ma ho avuto molta difficoltà di trovare il posto libero comunque.

Era la metà del giugno che faceva caldissimo (giugno nel calendario lunare equivale all’inizio di agosto in quel solare), ma almeno la vista del laghetto in cui fioriva il loto ci dava una certa freschezza.

Gli uomini che ci hanno partecipato erano tutti quanti i nobili di alta classe e ognuno di loro portava il vestito estivo di buon gusto, perciò lo sembrava la sfilata di moda anzi che la funzione religiosa buddista.

(N.B
In questo periodo, come ho scritto qualche volta, le donne nobili non facevano mai vedere la loro faccia in pubblico, quindi, Shonagon descriveva solo sul vestito degli uomini.)

Sul posto più alto nella sala, si sedevano i ministri e poi, un po’ più sotto stavano i nobili di alta classe e i giovani della famiglia celebre.  Ognuno vestiva Noushi (consultate per favore “La serie della letteratura giapponese ~ 6 ~”) oppure Kariginu (1) e poiché c’era ancora il tempo prima di cominciare la funzione, soprattutto i giovani si muovevano qua e là incuriositi del carro delle donne.

(1) Kariginu significa il vestito per la caccia, quindi come si vede nella foto di sopra, la parte delle spalle è aperta per muovere le mani liberamente.
Ma nel periodo Heian, questo si era diffuso come il vestito ordinario per i nobili, per la facilità di muoversi, quindi loro non potevano andare al palazzo imperiale con questo vestito. Attualmente i sacerdoti del tempio scintoista ne vestono.

Riguardo al colore, era libero tranne quel proibito, cioè in questo periodo, era stabilito il colore del vestito secondo la posizione dei nobili. Per esempio, il viola era per la famiglia imperiale e i nobili di classe alta fino al terzo grado, l’arancione come il sole di mattino era per il principe ereditario e il giallo rossastro era per l’imperatore. E questi due colori erano proibiti a tutti gli altri.