Sopra, il tempio di Honen Sotto, la cerimonia commemorativa per l'anno ottocentesimo dopo la morte di Honen |
Honen ha cominciato ad abitare in una capanna costruita a Higashiyama, la parte orientale di Kyoto. La sua vita religiosa era calma e molto semplice, perché bastava solo recitare il nome di Budda Amitabha continuamente, negando tutte le altre pratiche ascetiche. Lui era talmente benvoluto che tanta gente si era radunata ogni giorno nella sua abitazione per ascoltare il suo discorso. Fra loro, c’era il popolo ordinario includendo quello della classe bassissima, Samurai e anche qualche nobile. Soprattutto per il popolo povero che doveva ammazzare l’animale oppure qualche volta ingannare gli altri o rubare per vivere, il discorso di Honen era molto affascinante. Perché fino a questo momento, chi non faceva buone azioni non poteva essere salvato. E poi a quest’època, le buone azioni significavano o costruire il tempio o fabbricare la statua di Budda o dare un contributo ai monaci. Per i poveri, ma, era impossibile praticare nemmeno uno di questi, perciò loro si credevano di essere respinti da qualsiasi salvazione.
Invece Honen diceva che, recitando il nome di Budda Amitabha (“Namu Amidabutsu” in giapponese), tutti possono essere salvati, cioè poter andare a Jyodo (il mondo puro di assoluto agio).
Quello che parlava Honen, ha attirato non solo il popolo ma anche i Samurai il cui mestiere era fare la guerra e uccidere la gente. Il caso di un Samurai chiamato Kumagai era tipico. Lui era l’uomo molto coraggioso e combatteva contro Taira sotto Minamoto no Yoritomo. Quando lui combatteva alla spiaggia di Kobe, ha dovuto ammazzare un nipote di Kiyomori, molto giovane e nobile che era coetaneo di suo figlio. Dopo di che, Kumagai se ne pentiva di cuore. Ascoltando, però, il discorso di Honen, si era sentito pacifico per la prima volta ed era diventato il monaco. Questo è uno degli episodi molto famosi sulla storia giapponese.
Così, la dottrina di Honen che era molto semplice era diffusa nella società velocemente. Tuttavia, siccome questa era veramente contro il Buddismo precedente, con l’aumento della fama di Honen, sollevavano anche le critiche dai monaci delle sette vecchie.
Alla fine, la tempesta dell’oppressione ha infuriato e alcuni dei suoi discepoli erano eseguiti una condanna a morte o esiliati. Honen stesso, anche era esiliato a Tosa (attuale la provincia Kochi nell’Isola Shikoku) in 1207. Lui, però, l’ha accettato con piacere, pensando una buona occasione per diffondere la sua dottrina in questa campagna. Infatti, nella nave per andare a Shikoku, si è avvicinata subito una prostituta e gli ha chiesto se poteva essere salvata anche lei. Allora, Honen ha risposto così:
Se tu potessi smettere il tuo mestiere sarebbe meglio. Invece, se fosse impossibile di farlo, tu reciti il nome di Amitabha nella presente situazione. Tu sarai salvata lo stesso.
Dopo, lui era perdonato abbastanza subito e nell’anno 1211 è potuto tornare a Kyoto. E poi, l’anno prossimo era morto a 80 anni.
La setta Jyodo, facendolo il fondatore, ancora adesso ci ha tanti credenti. (a proposito, anche la mia famiglia appartiene a questa setta…)