Sopra, il ritratto di Shinran Sotto, il tempio buddista Rokkakudo |
Honen aveva tanti discepoli, fra cui l’essere più preminente era Shinran. Lui è considerato che fosse nato nella famiglia Hino (una di discendenze di Fujiwara), ma nell’infanzia ha perso i genitori. Quando aveva 9 anni, quindi, lui era diventato monaco e ha studiato al Monte Hiei per 20 anni. Lui, tuttavia, non ha potuto ottenere la tranquillità del cuore. A quest’època, ai monaci, naturalmente non era permesso di sposare, però ce n’erano tanti che si erano dati ai piaceri o alla sodomia nascostamente. Nonostante che odiasse questo tipo di ipocrisia, lui non ha potuto abbandonare il desiderio carnale per le donne.
Per calmarsi, scendendo dalla montagna, lui era rinchiuso nel Rokkakudo di Kyoto per 100 giorni. Questo Rokkakudou è un tempio buddista in cui è collocata la piccola statua di Bodhisattva Cintamann Cicakra, che era fondato dal principe Shotoku (consultate la sezione di “Horyuji”) secondo la leggenda.
Comunque, si può dire che, Shinran era l’uomo che ha affrontato la sorgente del suo dolore molto sinceramente, contemplando l’interno di se stesso. E finalmente una notte, nel sogno, lui ha ascoltato un oracolo di Bodhisattuva cosi:
Tu (Shinran) puoi vivere come desidera il tuo cuore. Se tu non puoi buttare via il tuo desiderio, io posso anche andare al letto con te, trasformandomi nella figura di donna.
Dopo di che, lui ha bussato la porta dell’abitazione di Honen, rinunciando la vita del Monte Hiei. Honen stesso era l’uomo che ha vissuto da scapolo per tutta la vita, ma era molto generoso per la persona (sia uomo sia donna) che non sapeva controllarsi di desiderio umano. Infatti, Honen ha consigliato di sposare a Shinran e quando lui è stato esiliato a Echigo (la presente provincia Niigata) a causa dell’oppressione nell’anno 1207, si era sposato a circa 35 anni, con una figlia della famiglia potente in questa terra. Cosi, Shinran era diventato il primo monaco ufficialmente sposato.
Siccome Honen era morto quasi subito dopo essere liberato dall’esilio, Shinran, non ritornando a Kyoto, ha girato per la zona orientale del Giappone per propagare la dottrina di Honen. Lui ha amato e rispettato Honen talmente bene che ha dedicato tutta la sua vita per diffondere le parole del suo maestro.
“Il mio maestro mi ha detto che, col recitare il nome d’Amitabha, chiunque può andare a Jyodo. Allora, questo è senz’altro la verità. Se per disgrazia questo fosse bugia ed io cada nell’inferno, non mi pentirei mai d’averlo creduto.”
C’è scritto nella sua biografia, che lui raccontava cosi ai suoi discepoli.
Shinran, a differente da Honen, ha lasciato delle opere scritte. Fra i suoi detti più famosi, ne vorrei presentare uno qui come seguente:
I buoni possono andare a Jyodo, allora perché i cattivi non possono?
(sottintendendo “sicuramente sì”)
Questo è originalmente detto da Honen e Shinran lo teneva sempre nel suo cuore. Una frase che sembra paradossale, perciò è difficile capire subito il vero significato. All’època, quindi, c’erano tanti che si volgevano verso la strada di vizio, dicendo di poter fare quello che volevano in questo mondo, tanto era deciso di rinascere in Jyodo.
Naturalmente, Honen e Shinran non intendevano cosi. I cattivi, secondo loro, significano la gente che non può fare buone azioni, a causa della povertà o l’ignoranza o gli altri motivi umani, comunque.
Ho sentito dire che, c’era una ragazza francese, attirata di questa parola, che è venuta fino a Giappone per studiare Shinran.