l'illustrazione di Nakime |
l'illustruzione della Divinità Principe Giovane del Cielo |
Volume primo (37)
In questo momento, ascoltando quello che ha raccontato la fagiana, una
Divinità chiamata Ame no Sagume (il significato non è chiaro, ma si scrive “La
donna celeste che scandaglia”) ha detto alla Divinità Principe Giovane del
Cielo:
“Siccome quest’uccello canta con la voce molto malaugurata, sarà meglio che tu lo uccidi con la freccia.”
La Divinità Principe Giovane del Cielo, quindi, ha ammazzato questa fagiana
con l’arco celeste per tirare i daini e la freccia celeste dati dalle due Divinità
di Takamagahara. Questa freccia pero, passando attraverso il seno della
fagiana, è arrivata fino alla riva del fiume Yasu in cielo, dove stavano
Amaterasu e la Divinità dell’Albero Alto.
Questa Divinità è l’altro nome della Divinità Augusto Mirabile Alta
Produttività.
Questa Divinità dell’Albero Alto ha preso la freccia con la mano e ne ha trovata
una traccia di sangue sulla piuma dopo averla vista bene.
“Questa freccia è quella che abbiamo dato alla Divinità Giovane del Cielo.”
Dicendo cosi, lui ha dichiarato subito alle numerose Divinità:
“Se questa freccia giunta fin qua fosse tirata dalla Divinità Giovane del
Cielo con l’intenzione per uccidere la Divinità cattiva, quando io la
restituisco lanciando sotto, non colpisca la Divinità Giovane del Cielo. Se
invece lui abbia l’animo maligno, dovrebbe morire trafitto da questa freccia.”
Dicendo cosi, la Divinità dell’Albero Alto l’ha gettata sotto tramite il
buco da cui è arrivata la freccia. Allora questa freccia ha colpito giustamente
il seno della Divinità Giovane del Cielo, mentre lui dormiva sul letto di mattina. E naturalmente
lui è morto.
Questo è proprio l’origine di Kaeshi Ya che significa la freccia che torna.
(N.B:
Nel tempo antico è stato considerato che, se una freccia tirata fosse
restituita a chi la tirava prima, questa persona è sicuramente colpita.)
E quella fagiana non è tornata mai. Perciò c’è ancora adesso un proverbio
che dice “Fagiana, la messaggera di senso unico”.
Naturalmente, l’origine di questo proverbio deriva da questa storia.