Il fiore di glicine |
Le scarpe del periodo antico |
Volume secondo (58)
Questa Divinità d’Izushi aveva una figlia chiamata Izushi
Otome (significa la vergine di Izushi). Le tante divinità maschili hanno fatto
la proposta di sposare a lei, ma, nessuna di loro riusciva ad avere la risposta
positiva.
A proposito, c’erano
due fratelli chiamati Akiyamanoshitahi Otoko (significa La Divinità Maschile
della Montagna Colorata Rossa in Autunno) e Haruyamanokasumi Otoko (significa
La Divinità Maschile della Montagna di Foschia in Primavera).
Il fratello maggiore
ha detto al suo minore:
“Io ho voluto sposare
con Izushi Otome, ma non ho potuto. Tu, che ne dici? Potrai prenderla in moglie?”
“Sì, ne posso fare facilmente.”
Il fratello minore ha risposto cosi.
Allora, il fratello
maggiore ha detto:
“Se tu riesca a
sposare con lei, io mi spoglierei la giacca e pantaloni e misurerei la mia
statura, poi preparando un vaso tanto alto quanto me, ci fermenterò Sakè
pienamente. Inoltre, dopo aver ottenuto tutti i prodotti di montagna e fiume, li
farò l’oggetto per la scommessa.”
Quando il fratello
minore ha raccontato tutto quello che aveva detto suo fratello alla madre, lei,
raccogliendo subito i sargimenti di glicine, ha tessuto la giacca, i pantaloni,
le calze e le scarpe poi ha fatto anche l’arco e freccia con questi durante una
notte. Dopo di che, la madre ha fatto vestire a suo figlio giovane tutti i
prodotti fabbricati a sua mano e l’ha mandato a casa di quella ragazza.
Quando lui vi è
arrivato, questi si sono trasformati nel fiore di glicine tutti quanti. Allora
il fratello minore ha appoggiato l’arco e freccia a Kawaya (significa il
gabinetto costruito sopra il fiume, Kawa vuol dire il fiume e Ya è la baracca)
di casa della ragazza.
Lei quindi, vedendo
questi fiori, se n’è incuriosita e li ha portati nella casa. In questo momento,
il fratello minore è entrato nella casa seguendola e poi, ha avuto subito un
rapporto sessuale con lei. Dopo, loro hanno avuto un figlio.
E poi, lui ha detto a
suo fratello:
“Ho già conquistato
Izushi Otome.”