domenica 14 gennaio 2018

La serie della letteratura giapponese ~ 86~


Due illustrazioni di Budda

Makura no Soushi (86)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (85)

La spiegazione dell’ottantaduesimo paragrafo, sulla nota (1) e (2):

Nakatada è un personaggio che si trova nel romanzo chiamato “Utsubo Monogatari” (consultate per favore “La serie della letteratura giapponese ~ 80~”) Nel periodo Heiann, fra i nobili, era moda di discutere sulla superiorità fra i due rivali nel romanzo. E in questo romanzo, Nakatada ha recitato una Waka suonando Koto (la cetra orizzontale giapponese) come seguente:

“Asaborake Honokanimireba Akanukana Nakanaruotome Shibashitodomen”

(La traduzione:
 All’alba, ho visto una vergine nella foschia, lei è tanto bella quanto non mi annoio mai di vederla.)

E Shonagon si paragonava a questa bella vergine, nonostante che lei è poco brillante praticamente. Perciò l’imperatrice ha detto che Shonagon ha fatto perdere la faccia di Nakatada.

Questo è una specie dello scambio delle parole spiritose.

Ottantatreesimo paragrafo (1)

Quando l’imperatrice è stata a Shiki no Mizoushi (consultate per favore “La serie della letteratura giapponese ~ 69 ~”), sotto la tettoia dell’ovest, si faceva una cerimonia buddista da recitare il Sutra. Ci sono stati tanti monaci avanti alla pittura appesa sul muro, su cui è dipinto il ritratto di Budda. Questo genere della cerimonia, si fa sempre in questa maniera.

Circa due giorni dopo, si sentiva una voce povera vicino a veranda al pianoterra:

“Voi dite che non c’è niente, pero, ci dovrebbe essere rimasta qualcosa delle offerte per Budda?”

Allora, si sentiva la risposta di un monaco:

“Macché! La cerimonia non è ancora finita.”

Io quindi, per la curiosità, sono uscita a vedere la situazione. E ci ho trovato una monaca anziana, vestita sporca e misera che sembra quasi una scimmia, chiedeva il cibo.

“Cosa dice quella donna?” Ho domandato al monaco, allora la donna ha risposto con la voce da salvare le apparenze:

“Sono anche una monaca autentica, perciò ho diritto di ricevere qualcosa delle offerte per Budda. Ma, tutti i monaci di qua sono avari.”

Il suo modo di dire, sembrava che pretendeva di tanta raffinatezza. Se lei avesse l’aspetto veramente misero, forse io avrei avuto la compassione di più. Ma sentendo il suo tono della voce che non è adatta alla sua tenuta quasi come la mendicante, mi è venuta una idea di prenderla in giro e le ho detto:


“Tu mangi solo il cibo offerto a Budda, e non mangi niente altro? È meritorio da parte sua!”