Due esempli della carta di Waka Sopra, con l'illustrazione Sotto, solo le lettere fonetiche |
Sul gioco della carta di Waka (1)
Come ho scritto qualche volta in questo
blog, Waka è una specie di poesia, nata in Giappone nel periodo antico (prima
del periodo Nara). All’inizio, c’erano tanti stili, cioè quello lungo, corto e
poi il tipo che aveva il ritmo particolare chiamato Sedouka. Ma nel periodo
Heian, solo quello che consiste in 31 sillabe è rimasto come Waka.
D’ora in poi, Waka è stata sempre una
delle culture molto importanti in Giappone, e ancora adesso, ci sono tante genti
che l’amano.
E nel periodo Kamakura, un nobile e
poeta, chiamato Fujiwara no Sadaie ha redatto cento Waka composte dai cento
poeti scegliendo fra tutte le antologie per tutti i tempi.
Queste cento Waka sono cominciate a usare
come il gioco della carta fra la gente di classe alta dal quindicesimo secolo. Poi, nel periodo Edo, poiché è sviluppata un
po’ l’arte dello stampo, questo gioco è diffuso fra il popolo. Soprattutto, nel
periodo in cui ancora la maggioranza della famiglia giapponese era numerosa,
circa 50 o 60 anni fa, questo gioco era una fisionomia del capodanno, perché
tutti i membri della famiglia si radunavano in casa dei genitori a questa
occasione e loro se ne divertivano di giocare. Naturalmente ancora adesso c’è questa
tradizione, anche se è diventato un po’ caso raro.
Questo gioco si fa nella maniera come
seguente:
Prima di tutto, si preparano duecento
carte in totale. Su quelle cento c’è scritto Waka con l’illustrazione e il nome
dell’autore o autrice. Poi sull’altre cento c’è scritto solo la parte sotto (cioè
14 lettere fonetiche) senza nessuna illustrazione. E generalmente la grandezza
della carta è 74mm x 53mm circa.
(Continua alla prossima puntata)