domenica 30 ottobre 2016

Le serie degli antichi racconti giapponesi (161)


Due illustazioni dei poliziotti nel tempo antico


Ugetsu Monogatari 50 (la storia della pioggia e luna)

~ scritto da Akinari Ueda ~

Jasei no In (la storia di un uomo attaccato dallo spirito del serpente) ~ 11 ~

Il padre, ascoltandolo, è diventato pallido e ha detto:

“È successa una cosa veramente grave! Toyoo ha fatto mai il furto fino ora. Non dovrebbe essere il ragazzo tanto cattivo cosi. Ma come mai, gli è venuta la voglia di rubare la roba degli altri? Io non capisco, pero, se si denunci questa faccenda dai terzi, la nostra famiglia sarebbe estinta. A me non ha importanza, anche se io perdo un figlio ingrato per il nostro antenato e i discendenti. Noi quindi, lo denunceremo domani.”

Il giorno dopo, Taro è andato alla casa del sacerdote e dimostrandogli la spada, ha parlato tutti i particolari.

Il sacerdote ha detto con molta sorpresa:

“È veramente la spada che ci ha donato il signore.”

Enya no Hiroyuki, dopo averlo ascoltato, ha ordinato ai suoi seguaci:

“Quell’uomo avrà rubato ancora tanti tesori altri. Voi andate subito ad arrestarlo.”

E decina di Samurai sono andati alla casa di Ooya, condotti da Taro.
Quando i Samurai hanno fatto irruzione in casa, Toyoo leggeva un libro non sapendo nulla quello che stava succedendo. Lui si è sorpreso molto quando era arrestato e ha protestato dicendo:

“Perché mi arrestate? Io non ho commesso nessun crimine!”

Ma i Samurai, non gli dando orecchio, l’hanno legato. Allora, i genitori, Taro e sua moglie non facevano che piangere essendo perplessi ancor di più.

I Samurai invece, hanno portato Toyoo a forza all’ufficio del governatore.

Hiroyuki, guardandolo severamente, ha detto:

“Tu hai rubato i tesori e questo è proprio il crimine più grave mai successo in questo paese. Ora, confessa subito dove li hai nascosto.”

Toyoo ha finalmente capito la situazione ascoltandolo e risposto con la lacrima:


“Io non ho mai sottratto i tesori. La moglie di un certo Agata me ha regalato la spada, dicendo che la è un ricordo del suo marito defunto. Vi chiedo per favore, di chiamarla qui. Allora, lei potrà spiegare tutta la situazione chiaramente e voi capirete che io non sono colpevole.”