mercoledì 24 febbraio 2016

Le serie degli antichi racconti giapponesi (90)

La scacchiera del Go

La scena del gioco del Go


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (54)

La promessa rotta (6)

Due vassalli che scortavano la moglie giovane, erano uomini grandi, coraggiosi e bravi negli arti marziali. Loro hanno raccontato varie storie interessanti per svagarla e lei, sentendo loro scherzi ingenui, poteva essere tranquilla e anche dimenticare quasi tutte le paure che coprivano il suo cuore.

Fra un po’, lei si coricava nel letto e due uomini, stando dietro il paravento nell’angolo della stanza, hanno cominciato a giocare a Go (Il gioco fatto con pedine nere e bianche posate su una scacchiera. Vince chi sistema le proprie pedine su un territorio più vasto di quello dell’avversario. L’origine di questo gioco deriva da una specie della predizione nella Cina antica.).

Poiché loro hanno tentato a parlare a basso per non disturbare la signora, e lei, nel frattempo, ha dormito pacificamente come una bambina.

Tuttavia, verso alle ore due, lei, avendo un incubo, si è svegliata ancora. E si sentiva proprio quel suono della campanella…..

IL suono si avvicinava piano piano, e lei, alzandosi dal letto di scatto negligentemente, ha gridato “ahimè”. Ma, nessuno si muoveva nella stanza, in cui era pieno di silenzio solo come la morte. E questo silenzio diventava man mano più profondo.

Lei quindi, con una certa decisione, è andata al posto dove stavano due uomini pero, loro, davanti alla scacchiera, si guardavano gli occhi senza muoversi. Lei li ha scosso gridando, ma erano rimasti fissi ambedue come ghiacciati.

Molto tempo dopo, i due uomini hanno raccontato della storia allora:


“Noi anche abbiamo sentito il suono della campanella. Poi sapevamo chiaramente il fatto che la signora aveva emesso un grido e scosso il nostro corpo. Tuttavia, nonostante che eravamo consapevoli di tutto quello che era successo lì, non riuscivamo a muoverci niente e poi, fra un momento, eravamo assaliti dall’orribile sonno fino a perdere tutti i senti.”