mercoledì 16 settembre 2015

La serie degli antichi racconti giapponesi (45)


Due foto della tazza del tè


Kwaidan (la storia dei fantasmi), scritto da Yakumo Koizumi (11)

Dentro la tazza ~ 2 ~


Sekinai, prendendo l’altra tazza, vi ha versato il tè di nuovo ma, ha trovato pure la stessa faccia in questa tazza.  Perciò lui ha chiesto al padrone di Chamise di portare il tè nuovo e l’ha versato nella tazza. La faccia strana pero, vi si è trovata lo stesso, e sarà peggio ancora, questa faccia esprimeva il sogghigno contro lui. 

Sekinai, tenendo la calma, ha detto con la voce normale:

“Non so chi sei, ma io non ci casco più!”

Dopo aver detto cosi come mormorare nella bocca, lui ha bevuto in una sola sorsata questo tè insieme la faccia ed è uscito.  Camminando, lui non poteva negare a se stesso, la sensazione che fosse bevuto un fantasma intero.

La sera di stesso giorno, quando Sekinai è stato nella camera per il personale nella residenza di Sig. Nakagawa, è entrato improvvisamente un uomo sconosciuto senza nessun rumore. 
Sekinai si è sorpreso molto. 
Questo sconosciuto era un Samurai giovane ben vestito. Lui, seduto proprio avanti a Sekinai, si è inchinato leggermente e poi ha detto:

“Mi chiamo Shikibu Heinai e vi ho visto oggi per primo.  Mi pare che voi non mi conosciate.”

La sua voce era bassa ma, acuta quasi come penetrare nel midollo. Sekinai, vedendo la sua faccia, ha gridato di sorpresa, perché era proprio quel fantasma bello ma sinistro che lui ha bevuto col tè oggi.

Questo sconosciuto stava facendo risolini di scherno come si vedeva nella tazza. Tuttavia, i suoi occhi che si trovano sulle labbra sorridenti, fissavano Sekinai senza batter ciglio. A Sekinai sembrava che questi lo sfidassero a duello e poi anche lo disprezzassero.

“No, non vi conosco mai.”

Sekinai, ha risposto cosi con la voce tranquilla, ma arrabbiandosi nel cuore.

“Voi, pero, in che maniera potevate entrare in questa residenza? Lo voglio sapere.”

(N.B

Nel periodo feudale, la difesa della residenza di Daimyo era molto sicura sia giorno sia notte.  Perciò era tanto difficile d’entrarvi senza guida, a meno che non fossero pigri i guardiani.)