domenica 16 novembre 2014

Kojiki 〜 le documentazioni delle faccende antiche 〜146

Katsuo Gi

Katsuo Gi messi sopra il tetto

Volume terzo (23) 

Il principe Ohohatsuse Wakatake (l’altro nome di Ohohatsuse), stando nel palazzo Asakura a Hatsuse in Nara, ha governato il Giappone come l’imperatore Yuryaku. Lui ha sposato la principessa Wakakusakabe, figlia del principe Ohokusaka, ma non ha avuto figlio con lei. Poi, facendo moglie la principessa Karahime, figlia di Tsuburaohomi, ha avuto due figli chiamati il principe Shiraka e la principessa Wakatarashi Hime. E l’imperatore ha stabilito Shiraka Be che il popolo da servire al principe ereditario Shiraka, i servi in Hatsuse (il dominio dell’imperatore ed è preso il suo nome da qui) e anche gli amministratori dei fiumi.

Durante il regno di quest’imperatore, è venuto il popolo di Wu da Cina e lui ha deciso una pianura di Asuka in Nara al loro insediamento, quindi questa si chiama la pianura di Wu.

All’inizio del suo regno, sua moglie Wakakusakabe abitava ancora in una zona chiamata Kusaka. Quando l’imperatore ha passato nel paese Kawachi che si trovava in via di andare a Kusaka per visitarla, guardando sotto dalla cima di una montagna, ha trovato una casa il cui tetto era messo Katsuo Gi.

(N.B

Katsuo significa il pesce palamita sarda e Gi è l’albero. Cioè, Katsuo Gi è un legno formato in questo pesce da mettere sopra la trave di colmo o del tempio o del palazzo, per prevenire lo sparpagliamento del giunco che copre il tetto. Si usa anche come l’ornamento.)

L’imperatore quindi, ha detto:

“Di chi è quella casa che ha Katsuo Gi sul tetto?”

Allora, un suddito ha risposto:

“È la casa del grande governatore di Shiki (una zona di Kawachi in Osaka).”

L’imperatore ha detto:

“Quel tizio ha costruito sua casa, imitando il palazzo imperiale.”

Appena detto cosi, lui ha ordinato di bruciarla ai sudditi.

Allora questo governatore, abbassando la testa rispettosamente, ha detto:

“Nonostante che sono un uomo molto umile, ho costruito mia casa sproporzionata alla mia condizione. Chiedo scusa. Se voi mi permetteste, io vi farei un dono.”